Oggi primo incontro in Abi. Sileoni: «Settore profondamente trasformato. Utili e dividendi in crescita, superate le difficoltà del 2012, è arrivata l’ora di ripagare lavoratrici e lavoratori dei sacrifici fatti»
Roma, 19 luglio 2023. Negli ultimi 10 anni, sono profondamente cambiati la natura, l’assetto e gli equilibri politici del settore bancario: da presidio del territorio con attenzione verso l’economia reale, le imprese e le famiglie, le filiali delle banche si sono trasformate, oggi, in negozi finanziari.
Questa trasformazione è “scritta” chiaramente nei bilanci: negli ultimi 5 anni il totale dei ricavi del settore è stato pari a 413 miliardi di euro: di questi, più della metà (50,5%) cioè 209 miliardi corrisponde alle commissioni; mentre 204 miliardi (49,5%) arrivano dal margine d’interesse, cioè dai prestiti.
Nel 2022, i prestiti sono tornati a essere la fonte maggiore di ricavi, grazie al velocissimo aumento del costo del denaro deciso dalla Bce, ma la tendenza è quella tracciata complessivamente nell’ultimo quinquennio: più commissioni, meno credito.
Sono i dati illustrati oggi dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante l’incontro in Abi che ha aperto il negoziato sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di 280.000 lavoratrici e lavoratori delle banche; il contratto, scaduto a fine 2022, è stato prorogato più volte fino al prossimo 31 luglio.
«Le banche probabilmente non vogliono più rappresentare la cinghia di trasmissione tra la finanza e i territori. Noi, invece, pensiamo che, accanto al legittimo obiettivo di creare valore per gli azionisti, debba continuare a esistere il ruolo sociale che, nonostante la propaganda, si è fortemente ridimensionato. Obiettivo dei vertici delle banche è: aumentare ricavi e utili, anche riducendo i costi, per poter distribuire dividendi importanti agli azionisti» ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante il suo intervento in Abi.
Roma, 19 luglio 2023. Negli ultimi 10 anni, sono profondamente cambiati la natura, l’assetto e gli equilibri politici del settore bancario: da presidio del territorio con attenzione verso l’economia reale, le imprese e le famiglie, le filiali delle banche si sono trasformate, oggi, in negozi finanziari.
Questa trasformazione è “scritta” chiaramente nei bilanci: negli ultimi 5 anni il totale dei ricavi del settore è stato pari a 413 miliardi di euro: di questi, più della metà (50,5%) cioè 209 miliardi corrisponde alle commissioni; mentre 204 miliardi (49,5%) arrivano dal margine d’interesse, cioè dai prestiti.
Nel 2022, i prestiti sono tornati a essere la fonte maggiore di ricavi, grazie al velocissimo aumento del costo del denaro deciso dalla Bce, ma la tendenza è quella tracciata complessivamente nell’ultimo quinquennio: più commissioni, meno credito.
Sono i dati illustrati oggi dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante l’incontro in Abi che ha aperto il negoziato sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di 280.000 lavoratrici e lavoratori delle banche; il contratto, scaduto a fine 2022, è stato prorogato più volte fino al prossimo 31 luglio.
«Le banche probabilmente non vogliono più rappresentare la cinghia di trasmissione tra la finanza e i territori. Noi, invece, pensiamo che, accanto al legittimo obiettivo di creare valore per gli azionisti, debba continuare a esistere il ruolo sociale che, nonostante la propaganda, si è fortemente ridimensionato. Obiettivo dei vertici delle banche è: aumentare ricavi e utili, anche riducendo i costi, per poter distribuire dividendi importanti agli azionisti» ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante il suo intervento in Abi.